La riduzione dell’offerta di alloggi destinati ad affitti a lungo termine va arginata con politiche pubbliche a tutti i livelli
Negli ultimi anni, la crisi abitativa in Italia ha assunto proporzioni sempre più preoccupanti. I dati nazionali evidenziano un incremento continuo delle procedure di sfratto, con un grave impatto sulle famiglie più vulnerabili. La situazione in Emilia-Romagna e in particolare a Rimini è una delle più critiche, con un numero crescente di sfratti per morosità e una riduzione dell’offerta di alloggi destinati alla locazione a lungo termine.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2023 in Emilia-Romagna sono stati emessi 2.795 provvedimenti di sfratto, di cui il 74,8% per morosità. Questo dato riflette chiaramente la difficoltà economica di molte famiglie nel sostenere il peso crescente degli affitti. Rimini, in particolare, ha registrato 263 provvedimenti di sfratto emessi, con una riduzione complessiva del 16,5% rispetto al 2022. Nonostante questa riduzione, il fenomeno resta grave, con 1.009 richieste di esecuzione e 113 sfratti effettivamente eseguiti.
Problematiche strutturali
Il problema della casa in Emilia-Romagna e a Rimini nasce da una combinazione di fattori. Di certo l’insufficienza di alloggi pubblici disponibili rende difficile rispondere al fabbisogno abitativo crescente. Attualmente, la regione non dispone di un numero sufficiente di abitazioni di edilizia residenziale pubblica, e i tempi di attesa per l’assegnazione degli alloggi restano lunghissimi.
Inoltre l’aumento degli affitti brevi, soprattutto nelle zone turistiche come Rimini, ha aggravato ulteriormente la situazione. Questo fenomeno, favorito da una fiscalità vantaggiosa per gli affitti turistici, ha portato a una significativa riduzione delle abitazioni disponibili per la locazione residenziale, contribuendo così all’espulsione di molti residenti dalle città.
Sfratti e conseguenze sociali
Le famiglie colpite da sfratto non solo si trovano senza un tetto, ma devono affrontare un sistema di welfare che non riesce a rispondere adeguatamente alle loro necessità. Nel contesto della provincia di Rimini, città che basa gran parte della sua economia sul turismo, il fenomeno degli affitti brevi rischia di accelerare un processo di gentrificazione che riduce la presenza di residenti a lungo termine nei centri urbani e lungo la costa, svuotando i territori dal loro tessuto sociale.
A livello regionale, l’Emilia-Romagna ha visto un calo significativo degli sfratti eseguiti, che si attestano a 1.856, in diminuzione del 31,2% rispetto all’anno precedente. Questo dato, però, va interpretato con cautela, poiché la riduzione non riflette una soluzione strutturale del problema, ma potrebbe essere il risultato di moratorie temporanee e interventi emergenziali.
Che fare? Alcune proposte concrete a livello nazionale e locale
1. Rifinanziare il Fondo nazionale di sostegno per l’affitto e il Fondo per la morosità incolpevole per alleviare il peso degli affitti sulle famiglie in difficoltà. Questi fondi dovrebbero essere incrementati fino a raggiungere almeno 900 milioni di euro, per garantire un supporto adeguato.
2. Aumentare l’offerta di edilizia residenziale pubblica con un programma pluriennale mirato all’incremento del patrimonio ERP di almeno 600.000 unità. Questo programma potrebbe includere la riqualificazione di edifici dismessi e il loro reinserimento nel circuito abitativo, soprattutto nelle aree urbane più colpite dalla crisi.
3. Regolamentare gli affitti brevi imponendo limiti e tassazioni più adeguate, per disincentivare la conversione delle abitazioni a scopi esclusivamente turistici e favorire così le locazioni residenziali a lungo termine.
4. Definire un Piano Casa, anche a livello locale, che tenga conto delle esigenze specifiche di un territorio dove l’urbanizzazione e la pressione turistica rendono urgente una riforma del mercato immobiliare, che non può che passare attraverso l’immissione nel mercato stesso di grosse quantità di immobili pubblici o a canone calmierato.
Rimini, 5/10/2024
CGIL RIMINI – SUNIA RIMINI