Le donne di Rete Pace Rimini aderiscono integralmente all’appello di “Donne in cammino per la pace” rivolgendo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo stesso appello

Rimini, 6 giugno 2024

Le donne di Rete Pace Rimini aderiscono integralmente all’appello di “Donne in cammino per la pace” rivolgendo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo stesso appello.

La Rete Pace Rimini è composta da:

ACLI Rimini, AGESCI Zona di Rimini, ANPI Provinciale Rimini, ANPI Sezione Rimini, ARCI Romagna Cesena Rimini APS, Associazione Papa Giovanni XXIII, AUSER Rimini, CGIL Rimini, Coordinamento Democrazia Costituzionale Rimini, Emergency Gruppo di Rimini, Federconsumatori Rimini, Il Borgo della Pace, Istituto di Scienze dell’Uomo Rimini, ITACA, Libera Rimini, Liberta’ e Giustizia Rimini, Manifesto Contro l’Odio e l’Ignoranza, Socie e soci Rimini/San Marino Banca Etica

Segue l’appello:

Siamo “Donne in cammino per la pace”, una rete di donne che in prima persona condividono l’urgenza di chiedere la fine delle guerre e dei massacri consumati sui corpi dei più fragili. Ciascuna sente di non poter rimanere indifferente e la necessità di esprimere la propria condanna ai vecchi e nuovi genocidi in atto nel mondo e, di piú, al massacro del popolo palestinese.

Da mesi, nei principali luoghi pubblici delle città dove ciascuna vive e può attivarsi in comunanza con altre, le “Donne in cammino per la pace”, senza loghi identitari, simboli o bandiere di appartenenza, promuovono il CESSATE IL FUOCO con un messaggio scritto sul corpo; immobili e in silenzio, vestite di nero, con uno straccio bianco legato al braccio. Ciascuna raccoglie il testimone di due associazioni pacifiste e femministe: Woman Wage Peace, israeliana e Women of the Sun, palestinese, che chiedono congiuntamente di porre fine al ciclico spargimento di sangue e una vita giusta e dignitosa per bambini e bambine palestinesi e israeliani, perché “Ogni madre, ebrea e araba, dà alla luce i suoi figli per vederli crescere e fiorire e non per seppellirli”. Iniziata da donne di Brescia, la pratica sta coinvolgendo “Donne in cammino per la pace” in circa 200 comuni di varie province e regioni.

Ci rivolgiamo a Lei come cittadine, nello spirito e nel rispetto della Costituzione italiana, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti:

– perché la Sua voce sovrasti quella dei tanti Partiti politici e istituzioni italiane e europee, che mentre chiedono la fine dei conflitti, mantengono e incrementano la fornitura di armi ai paesi belligeranti;

– perché sia svelato che la folle corsa agli armamenti, mentre sta determinando enormi profitti per le lobby produttrici, produce depauperamento delle risorse destinate alla salute, alla scuola, al buon vivere di cittadine e cittadini e mette in pericolo la loro incolumità;

– perché le autorità italiane, europee ed internazionali, si attivino immediatamente per fermare i bombardamenti e l’invasione israeliana nel territorio di Gaza, per permettere il passaggio di aiuti alla popolazione palestinese sotto assedio, per ripristinare i finanziamenti all’Unrwa, per porre fine alla catastrofe umanitaria in corso;

– perché si ponga un argine alla manipolazione delle informazioni e alla campagna mediatica che giustifica la rappresaglia di Israele contro l’intera popolazione di Gaza, come risposta alle atrocità commesse da Hamas nell’attentato terroristico del 7 ottobre 2023. Come Lei ben sa, in poco più di sette mesi il governo israeliano ha ucciso 35mila palestinesi e ne ha feriti 77mila, il 70 per cento dei quali donne e bambini. A Gaza ha distrutto 221mila abitazioni, lasciando senza casa un milione di persone, quasi la metà della popolazione; ha cancellato le infrastrutture civili comprese elettricità, acqua e fognature; ha distrutto il sistema sanitario e ucciso 400 operatori sanitari; ha distrutto tutte le dodici università e 56 scuole, altre centinaia ne ha danneggiate, lasciando senza istruzione 625mila studenti. Ha bloccato gli aiuti umanitari creando le condizioni in cui tutta la popolazione rischia la carestia e la morte per fame.

Le chiediamo di sollecitare la politica e la diplomazia, troppo a lungo assenti, affinché agiscano per mettere fine all’occupazione militare israeliana e al regime di apartheid nei confronti della popolazione palestinese, poiché la giustizia è condizione imprescindibile per la pace, mentre da oltre settant’anni la colonizzazione israeliana costituisce una violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, come ci ricordano anche autorevoli cittadini israeliani ed ebrei della diaspora. La guerra non è una soluzione, ma un motore inarrestabile di odio.

Le donne hanno disvelato che la violenza e la guerra sono l’esito di un sistema di relazioni di dominio che affonda le sue radici nella relazione tra i generi. Con la loro capacità di mediazione le donne dimostrano che la violenza non è un destino dell’umanità. Le chiediamo di condividere il nostro appello con gli organi di Governo, il Parlamento e le forze politiche. La ringraziamo per l’attenzione.

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