Mercato immobiliare: siamo ancora in un libero mercato o in un “simil monopolio”?

Il dibattito pubblico sull’emergenza abitativa evidenzia la necessità di fare ordine rispetto ai fattori economici in gioco

I dati sono quelli emersi nell’ambito della Commissione consiliare del Comune di Rimini del 27 gennaio sull’emergenza casa, a cui abbiamo preso parte consegnando anche le nostre riflessioni. 12.600 unità abitative in provincia di Rimini sono sfitte: vale a dire che un’imprecisata quantità di proprietari immobiliari decide di non renderle disponibili sul mercato residenziale visti gli eccessivi costi da affrontare. Dal nostro punto di vista questo stock di unità abitative rappresenta l’elemento attraverso il quale si mantiene ingiustificatamente alta la domanda, incidendo così sui costi dell’abitare in affitto e non solo. Partiamo innanzitutto da questo, forse anche dal tema della concentrazione immobiliare, nel tentativo di fare ordine in un dibattito pubblico che a tratti sembra porre la rendita sullo stesso piano del reddito d’impresa o da lavoro.

Come sbloccare il mercato?

Esiste un legittimo diritto dei piccoli (e grandi) proprietari immobiliari di disporre di come si crede delle proprie case. Ma esiste anche quello di poter vivere in un territorio dove non si determini – di fatto – una concentrazione, un blocco che impedisce le dinamiche di un libero mercato. Le complessità tipiche della gestione di un immobile non possono giustificare una concentrazione d’interessi tale da bloccare il mercato; perché quasi 13.000 unità abitative sfitte questo stanno determinando, con una pressione spaventosa sul territorio. Si parla di legalità ogni qual volta si affronta il tema degli sfratti e delle condotte degli inquilini; giusto. Se di legalità si deve parlare, però, essa deve trovare piena applicazione anche nei confronti di questo tipo di economia immobiliare “simil monopolistica”, anche attraverso un’ampia operazione volta a far riemergere alla legalità la maggior quantità possibile di affitti in nero, senza trascurare l’attenzione che desta l’esorbitante numero di comodati ed immobili non disponibili (oltre 9.000 nel solo Comune di Rimini).

Il problema degli sfratti

Il tema degli sfratti, letto con le lenti del proprietario, è enfatizzato dal numero di 1.009 richieste di esecuzione del 2023 in provincia di Rimini e dai costi da esse determinati. Ma il dato, se rapportato al numero degli immobili resi disponibili nel solo Comune di Rimini (13.800), non appare esorbitante; considerando anche il fatto che i provvedimenti emessi sono stati 147 nel 2023, di cui 112 per morosità o altra causa, mentre i restanti 35 sono imputabili a finita locazione. Va evidenziato inoltre, sempre secondo dati del Ministero dell’Interno, che il numero di esecuzioni e di provvedimenti di sfratto siano in sensibile calo rispetto al 2022. Anche le prime proiezioni sul 2024 sembrano confermare questa tendenza. Questi dati, se da un lato attestano l’esigenza di sostenere i nuclei familiari sfrattati, dall’altro evidenziano che non siamo affatto di fronte a un’emorragia di sfratti (e relativi costi in capo ai proprietari); il tema c’è ma non può essere addotto a giustificazione per tenere 12.600 appartamenti sfitti.

Rendita o sovvenzione?

CGIL, SPI e SUNIA sostengono con forza l’esigenza di rifinanziare il Fondo nazionale di sostegno per l’affitto e il Fondo per la morosità incolpevole per alleviare il peso degli affitti sulle famiglie in difficoltà. Questi fondi dovrebbero essere incrementati fino a raggiungere almeno 900 milioni di euro, per garantire un supporto adeguato. Bene ha fatto l’Assessore Kristian Gianfreda a sottolineare come il Comune abbia stanziato 210.000 euro per chi fatica a pagare l’affitto, anche perchè – ricordiamolo – si tratta di soldi che non restano nelle tasche degli inquilini ma finiscono in quelle dei proprietari. Proprietari che, oltre agli sconti tariffari e fiscali (IMU e IRPEF) e contributi a fondo perduto per manutenzione, morosità e spese legali in caso di canone concordato, chiedono che il Comune si faccia carico della spesa per le fideiussioni bancarie che i proprietari stessi richiedono agli affittuari. Ci chiediamo: fino a che punto è possibile tendere la mano alle richieste di chi sceglie legittimamente di trarre un reddito da un immobile?

Il tema dell’aumento dei canoni in base agli indici ISTAT

Attraverso simulazioni abbiamo calcolato che un appartamento di 85 mq a canone concordato arredato e in zona di pregio a Rimini costa 897 €, a Cesenatico 635 e a Cervia 670; mentre un appartamento di 60 mq in zona semi centrale a Rimini costa 676 €, Cesenatico 448, Cervia 479. Depurando l’ISTAT maturata del 12,61% a Rimini nel caso del primo alloggio si spenderebbero 763 euro e nel secondo caso 600. Visto che in provincia di Rimini i canoni concordati non sono stati depurati negli ultimi anni dall’ISTAT maturata, forse vale la pena, nel conto, considerare che gli adeguamenti in questi ultimi anni hanno inciso significativamente sulle tasche degli inquilini e in maniera inversamente proporzionale su quelle dei proprietari.

Serve un Piano Casa Straordinario, anche a livello locale, che tenga conto delle esigenze specifiche di un territorio dove l’urbanizzazione e la pressione turistica rendono urgente una riforma del mercato immobiliare, che non può che passare attraverso l’immissione nel mercato stesso di grosse quantità di immobili pubblici o a canone calmierato.

Rimini, 28/1/2025

CGIL RIMINI – SPI CGIL RIMINI – SUNIA RIMINI

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