Il blocco dei crediti legati al Superbonus in edilizia voluto dal Governo, che elimina lo sconto in fattura e impedisce alle Pubbliche Amministrazioni l’acquisto dei crediti sul mercato, determinerà conseguenze negative per il territorio riminese. Il tavolo tecnico recentemente aperto dal Governo, che non ha visto convocate le rappresentanze dei lavoratori, non ha ancora trovato soluzioni concrete. Le misure legate al Superbonus, combinandosi con il via libera al sub appalto a cascata, voluta dal Ministro Salvini nel nuovo Codice degli appalti, deteriorerà ulteriormente l’economia legata al settore edile.
L’edilizia nel riminese e le conseguenze dello stop al Superbonus
Rimini ha visto nel biennio 2021-2022 la maggior crescita di occupati nel settore edile rispetto al resto della regione Emilia – Romagna. Si era passati dai 4.893 lavoratori dipendenti del 2021 ai 6.192 del 2022, con un contestuale aumento delle imprese edili da 857 a 1020. Positivi anche gli indicatori legati alle ore di lavoro, con un aumento di queste ultime del 30% nel 2022 rispetto al 2021.
Le politiche del Governo in tema di ristrutturazioni edilizie riporteranno in crisi il settore edile nel nostro territorio. Se queste misure non saranno modificate lo scenario più credibile vedrà la perdita di centinaia di posti di lavoro.
Un Superbonus “di classe” che a Rimini aumenterà i divari sociali
Con il colpo di spugna del Governo le ristrutturazioni potranno farle coloro i quali dispongono di risorse finanziarie da poter anticipare per le spese edili e redditi alti per portarle in detrazione IRPEF. In provincia di Rimini si tratta di una quota di cittadinanza davvero davvero esigua, almeno stando alle dichiarazioni dei redditi IRPEF medie che collocano il nostro territorio all’ultimo posto in regione (17.428,78€ contro una media regionale di 21.624,78€ ). Per quel che riguarda i cittadini riminesi la maggior parte vive in case vetuste ed energivore con classe energetica inferiore alla C (il 35% di tutta la CO2 è prodotta da edifici senescenti). A questo si aggiunge il fatto che il nostro è un territorio ad alto rischio sismico dove il 65% degli edifici è stato costruito prima degli anni ‘90. Le classi sociali più fragili vivono in strutture che alle prime scosse subiscono gravi conseguenze.
In sintesi: se sei ricco puoi riqualificare la tua abitazione in modo da risparmiare sulle bollette e sopravvivere in caso di terremoto, se sei povero c’è solo la provvidenza.
Il ruolo delle stazioni appaltanti
Se da un lato le modifiche al sistema del Superbonus legato alle ristrutturazioni edilizie porteranno nel riminese serie conseguenze sociali, dall’altro la modifica al Codice degli appalti metterà in difficoltà il tessuto economico sano agevolando il radicamento della criminalità organizzata. La nuova norma, infatti, prevede la possibilità per le imprese edili di sub appaltare a cascata i lavori. In questa maniera è del tutto evidente che lungo la filiera dei sub appalti saranno erose quote di salario agevolando il lavoro nero e irregolare. Su questo punto i Comuni, che sono importanti stazioni appaltanti, possono esercitare un ruolo anti-sistemico. Essi possono infatti derogare in meglio la norma nazionale riducendo il sub appalto nelle lavorazioni a rischio di infiltrazioni mafiose. Fillea CGIL Rimini nelle prossime settimane, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali, avvierà nei confronti delle Amministrazioni Comunali un confronto volto a verificare la percorribilità di questa ipotesi.