Aumento addizionale Irpef. CGIL CISL UIL costretti a chiedere di essere ascoltati dalla Commissione Bilancio del Comune di Rimini

E’ categorico il giudizio negativo di CGIL CISL e UIL sull’annunciato aumento dell’Addizionale Irpef da parte dell’Amministrazione Comunale di Rimini. I motivi sono stati ribaditi di fronte alla Commissione Bilancio alla quale era stata chiesta un’audizione e che si è riunita martedì 12 marzo proprio per discutere le modifiche da apportare all’applicazione dall’addizionale comunale.

In apertura l’assessore Brasini ha spiegato il nuovo regolamento e in che modo verrebbero utilizzati i 4milioni e 800mila euro ricavati dall’aumento dell’Irpef, per la maggior parte da impiegarsi nel finanziamento del bando periferie a causa dell’incerto rientro di denaro ad opera dello Stato. Dunque, 3milioni e 700mila per aprire i cantieri in periferia, 500mila per il comparto scuola, 600mila ripartiti tra TPL (130mila), fondo riserve (260mila), stagione lirica del Galli (160mila) e fondo TARI (50mila).

La delegazione sindacale, autorizzata, dopo richiesta formale, ad intervenire per esporre i contenuti della propria contrarietà all’aumento dell’addizionale Irpef, ha centrato gli interventi su due questioni fondamentali: le insufficienti relazioni sindacali che da troppo tempo caratterizzano i rapporti con l’Amministrazione Comunale di Rimini e le possibili alternative alla decisione che è stata ventilata.

E’ soprattutto in sede di discussione di Bilancio, infatti, che si evidenzia la scarsa o nulla attenzione nei confronti delle organizzazioni sindacali che vengono invitate al tavolo solamente all’ultimo momento quando ormai tutte le decisioni sono state prese. Circostanza che si è ripetuta nell’occasione di questa importante variazione di Bilancio legata all’addizionale.

Questo modello di relazioni non va bene e va cambiato!

Il gettito dell’addizionale è per gran parte (74%) sostenuto da lavoratori dipendenti e pensionati e continuare a rastrellare risorse sempre e soltanto da questi cittadini è non solo iniquo ma anche ingiusto. Cosa sono, dicono gli amministratori, 30 o 40 euro in più? E invece sono, perché piuttosto di far pagare di più chi ha di più, si abbassa la soglia dell’esenzione toccando anche i più poveri e si aumenta così in modo facile facile la platea dei contribuenti. Manca solo che ci diano degli avari.

Calcoli alla mano, sono stati portati esempi concreti. Un pensionato che percepisce 16mila999 euro lorde all’anno pari a circa 1.100 euro mensili netti, pagherebbe 83,6 euro (prima non pagava nulla perché esente). 69 euro una lavoratrice che lavora a part-time e che prende 14mila euro lorde quando anche lei finora era esente. Pagherebbe 65 euro in più un impiegato con uno stipendio lordo di 30mila euro all’anno.

Perché non cercare delle alternative? Se fossimo stati interpellati, avremmo presentato le nostre proposte. Come, ad esempio, l’aumento della tassa di soggiorno che è tra le più basse se si considerano i Comuni capoluogo dove viene applicata. E anche la necessità di trovare urgenti risorse per finanziarie il bando periferie, chi assicura che non sia un alibi per coprire dei disavanzi di bilancio?

La discussione al momento è finita qui e riprenderà in Commissione Bilancio venerdì 15 marzo.

Non finisce qui invece la nostra azione che proseguirà nei prossimi giorni con altre iniziative di protesta con l’intento di scongiurare questo ulteriore prelievo forzoso dalle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati.

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