10 NOVEMBRE: IN PIAZZA CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE PILLON

Comunicato stampa. Vade retro Pillon. La Cgil scende nelle piazze di tutto il Paese, sabato 10 novembre, insieme ai centri antiviolenza, associazioni, sindacati, ong, movimenti, comitati cittadini formatisi ad hoc, per dire NO al disegno di Legge Pillon e chiederne il ritiro, insieme agli altri tre disegni di legge sulla stessa materia attualmente in discussione al Senato, che rischiano di trasformare la separazione e l’affido dei figli minori in un campo di battaglia permanente.

Per la Cgil si tratta di un ddl maschilista e classista, che vuole riformare il diritto di famiglia sovvertendone alcuni principi cardine che tutelano donne e figli. Vuole riportare le donne indietro di cinquant’anni anni, non mette al centro il benessere dei bambini, ostacola la separazione rendendola di fatto accessibile solo a persone con reddito elevato, manca nella tutela dei diritti dei minori e soprattutto delle donne in situazioni di abusi e violenza.

La mobilitazione sarà imponente e attraverserà tutte le regioni, dal Nord al Sud della penisola, con sit-in, cortei e incontri pubblici.

Il recente Congresso della Camera del Lavoro Territoriale di Rimini, nonché i Congressi di diverse categorie del territorio hanno approvato ordini del giorno che ribadiscono la contrarietà non solo a questo disegno di legge, ma più in generale al dilagare degli attacchi all’insieme dei diritti civili conquistati con decenni di battaglie.

La Cgil di Rimini, unitamente a Rompi il Silenzio e alla Uil, effettuerà un volantinaggio sabato 10 novembre in Piazza Tre Martiri dalle ore 09.30 alle ore 12.30 per sensibilizzare la cittadinanza sugli effetti devastanti di tale provvedimento.

CGIL Rimini

 

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In un contesto come quello riminese, dove il 76,7% delle assunzioni avviene attraverso contratti a tempo determinato, il provvedimento varato da maggioranza e Governo è di una pericolosità incredibile. Andando a completare le disposizioni di precedenti provvedimenti (D.l.48/2023 convertito in L.85/2023) il Governo ha di fatto destrutturato le tutele incrementando il lavoro precario: saltano le causali, ovvero il contratto a tempo determinato può essere rinnovato a totale discrezione del datore di lavoro e non esiste più alcun obbligo di stabilizzazione.