Presentazione Osservatorio sui lavoratori frontalieri della Repubblica di San Marino

Comunicato stampa. Per iniziativa della CGIL Emilia Romagna, Marche, Rimini e Pesaro Urbino e della CsdL di San Marino, Venerdì 21 Settembre è stata presentata a Novafeltria una ricerca dell’Ires Cgil Emilia Romagna e Marche sui lavoratori frontalieri della Repubblica di San Marino.

Questa ricerca – ha spiegato Marco Sassatelli nella sua presentazione – intende rispondere a due domande chiave per il sistema economico della Repubblica: la prima riguarda l’importanza del lavoro frontaliero a sostegno dell’economia della Repubblica di San Marino e del territorio circostante, la seconda il ruolo giocato dal lavoro frontaliero durante la crisi.

Riprendendo alcuni dei dati esposti nel corso dell’iniziativa si evince che il lavoro frontaliero incide per il 33,5% sull’intera forza lavoro impiegata nella Repubblica di San Marino.

In chiave di incidenza il settore economico più rappresentativo è quello della logistca, in cui oltre il 60% dei lavoratori impiegati proviene dai territori limitrofi. Elevata l’incidenza nel settore industriale (41% nel manifatturiero e 44% nelle costruzioni).

I lavoratori frontalieri sono in massima parte (71%) impiegati in imprese con meno di 50 dipendenti, mentre il 16% lavora in imprese con più di 100 addetti.

Essi coprono fra il 35% e il 40% delle mansioni direttive e impiegatizie tecniche e qualificate, e fra il 43% e il 47% delle mansioni operaie tecniche e qualifcate.

Per quanto riguarda l’interrelazione con i territori limitrofi il bacino di provenienza è in massima parte la provincia di Rimini con oltre il 72% dei lavoratori frontalieri impiegati nella Repubblica.

Fra gli altri territori la provincia di Pesaro-Urbino con il 10,8% dei frontalieri e quella di Forlì-Cesena con il 7,2%.

Se consideriamo il peso della Repubblica sull’occupazione dei singoli territori, la ricerca rileva che per la provincia di Rimini il valore è del 1,5% e appena lo 0,2% della provincia di Pesaro-Urbino.

In ambito comunale tra quelli che hanno un maggior vantaggio dalla dinamica occupazionale dell’economia sammarinese sono i lavoratori di San Leo con il 6,6%, Verucchio con il 4,7%, e una quota variabbile dal 3% al 3,7% per i Comuni del Montefeltro e di Coriano.

Sotto il profilo della cittadinanza i lavoratori frontalieri sono per oltre il 90% italiani, il restante 9,9% è di cittadinanza extra italiana.

La ricerca ha preso anche in considerazione leggi e normative considerando che il tema specifico dei lavoratori frontalieri a San Marino è regolato dalla recente legge 115/2017 che ingloba il tema della gestione di questi lavoratori all’interno di un più complesso provvedimento finalizzato a incentivare lo sviluppo economico della Repubblica. Con questo provvedimento si è inteso regolare i flussi di frontalieri per contemperare gli interessi occupazionali del territorio con le esigenze di assunzione di nuova forza lavoro da parte delle imprese.

La legge 115/2017 agisce al fine di arginare il fenomeno utilizzando due strumenti: il primo è normativo e comporta un vincolo ad assumere personale non iscritto all’avviamento solo in caso di mancanza di idonei candidati sammarinesi, il secondo è economico e prevede che l’azienda che assume personale non iscritto all’avviamento al lavoro della Repubblica debba corrispondere un contributo annuale del 4,5% del reddito imponibile con le prevedibili ricadute rispetto alle condizioni contrattuali dei frontalieri.

Il provvedimento – conclude la ricerca – si inserisce in un contesto più generale del mercato del lavoro della Repubbbblica in cui sono in forte ascesa le qualifche più basse a scapito di una crescita della qualità più generale della forza lavoro sul territorio. Ciò riguarda sia i lavoratori residenti, sia i lavoratori frontalieri pertanto, rispetto al passato, il provvedimento ha un effetto a vantaggio dei lavoratori residenti solo per una quota che appare ridotta di lavori ad alta qualificazione tecnica e specialistica, ma incide su una parte veramente ridotta del mercato del lavoro locale”.

Fin qui la ricerca. Cosa fare? Risponde Giuseppe Agurusa Responsabile nazionale dei frontalieri e dei Consigli Sindacali Iterregionali CGIL: “Crediamo che la CGIL, unitamente ai sindacati aderenti al CSIR, debba muovere decisa verso quattro linee prioritarie d’intervento: passare dall’approccio di coordinamento a quello di armonizzazione rispetto al regolamento comunitario 883/04 sulla sicurezza sociale, oltre i vincoli dei flussi di cassa dei singoli Stati; riprendere con vigore il percorso dello Statuto dei lavoratori frontalieri, oggi recepito dal Consiglio europeo degli italiani all’estero, affinché il lavoro frontaliero sia più chiaramente definito dentro un perimetro specifico; istituzionalizzare a livello territoriale gli Osservatori provinciali attivi, cioè capaci di essere luogo di confronto con le Istituzioni e non solo del pur utile monitoraggio, confermando anche nel riminese qualche recente e felice esperienza del nord del Paese; rafforzare tanto l’organizzazione ed il ruolo dei CSIR capaci di essere soggetti di confronto con le Istituzioni pubbliche dei due Paesi, quanto i rapporti di affiliazione con sindacati san marinesi secondo una semplice e chiara filosofia:”la rappresentanza dove lavori, l’assistenza dove vivi”.

Cgil Emilia Romagna e Marche

Locandina

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