Decreto Di Maio, per carità non chiamiamolo Decreto Dignità

Comunicato stampa. Il “decreto dignità” manca di coraggio nell’affrontare, attraverso un intervento organico, un profondo ridisegno delle regole del mercato del lavoro.

Per rimettere realmente al centro il lavoro e la sua dignità occorre una proposta più forte che parta dagli investimenti volti a creare occupazione, dal sostegno agli ammortizzatori sociali per affrontare l’enorme problema sociale determinato dalla crisi, dal rilancio e dagli investimenti sulle politiche attive del lavoro.

Se non sostenute da un organico disegno di contrasto alla precarietà le misure sul tempo determinato rischiano di spostare il peso della precarietà su forme ancora meno tutelate ed ampiamente abusate, quali i tirocini, le false partite Iva se non di incrementare il ricorso al lavoro intermittente o al lavoro autonomo tout court.

Dunque il Decreto Di Maio, per carità non chiamiamolo Decreto Dignità, perde l’occasione per essere una riforma complessiva ed estensiva dei diritti e delle tutele per chi lavora.

Nella provincia di Rimini, dove sono impiegati con contratti a tempo determinato ed in somministrazione poco più di 21.000 lavoratori (dati 1° trimestre 2018 Camera di Commercio), si rischia che, per effetto paradossale del Decreto, questi occupati non vedano rinnovato il proprio contratto a fronte del vincolo della causale che va dichiarata dopo 12 mesi di contratto (senza causale). Per Nidil per affrontare a monte il problema, la causale deve essere dichiarata dal primo giorno di lavoro per i contratti a tempo determinato e in somministrazione in modo tale che l’azienda dichiari subito il motivo per cui non fa contratti stabili.

In più, senza l’estensione della clausola del diritto di precedenza in occasione di rinnovi dei contratti a termine in somministrazione o di assunzioni a tempo indeterminato, i lavoratori vedranno sfumare anche la possibilità di una stabilizzazione dall’azienda nella quale erano stati inviati a lavorare dall’agenzia per il lavoro.

Se a questo aggiungiamo l’introduzione dello strumento dei nuovi voucher capiamo già come potrebbero essere ricollocati tali lavoratori, si passerebbe dal precariato ad una condizione ancor più nefasta.

Con il Jobs Act ed ancor prima con tutte le modifiche normative che hanno ridotto e tolto tutele ai lavoratori, hanno condannato all’incertezza e alla precarietà più generazioni di lavoratori, in particolare la più giovane, meglio istruita e meglio qualificata dal Dopoguerra ad oggi. A questo proposito va detto che in provincia di Rimini il tasso di disoccupazione giovanile è il più alto della Regione, 30,6% (RN) contro il 21,3% (ER).

Con questo decreto Di Maio le cose non miglioreranno perché ciò che manca è un’idea di sviluppo etico, legale, sostenibile come già da tempo rivendichiamo con la Carta dei Diritti Universali del Lavoro.

Alessandra Gori
Segretaria Generale NIdiL CGIL Rimini

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In un contesto come quello riminese, dove il 76,7% delle assunzioni avviene attraverso contratti a tempo determinato, il provvedimento varato da maggioranza e Governo è di una pericolosità incredibile. Andando a completare le disposizioni di precedenti provvedimenti (D.l.48/2023 convertito in L.85/2023) il Governo ha di fatto destrutturato le tutele incrementando il lavoro precario: saltano le causali, ovvero il contratto a tempo determinato può essere rinnovato a totale discrezione del datore di lavoro e non esiste più alcun obbligo di stabilizzazione.