Aggressione sul bus alla donna senegalese. Diciamo no alla cultura dell’odio

Il mondo è ancora frastornato dal terribile attentato di Barcellona, dalle rivendicazioni dell’ISIS, dalla morte e dalla distruzione provocati dal terrorismo, ancora una volta in una delle metropoli d’Europa. L’odio che genera paura che genera altro odio.
La cultura dell’odio ci sta invadendo?
Purtroppo, notizie agghiaccianti ci riserva anche la nostra cronaca cittadina, ultima, l’aggressione, aggravata da insulti razzisti, alla donna senegalese, in stato di gravidanza, avvenuta sul bus in transito a Marina Centro. Una ferocia, quella dimostrata dai due aggressori, un ragazzo e una ragazza, che lascia senza parole. Poi però ci guardiamo intorno, leggiamo le cronache dei giornali, la violenza dei commenti di certi politici ed editorialisti, i post odiosi che circolano sui social e ci rendiamo conto di quanta legittimità purtroppo hanno assunto azioni e modi di pensare che un tempo appartenevano a frange estreme razziste e fasciste.
Per quanto riguarda il nostro Paese, ma anche la nostra comunità, pare che la situazione stia sfuggendo di mano o forse è già sfuggita, per questo, anche se non esistono “ricette facili” è un dovere democratico esigere sempre il rispetto delle persone, della loro incolumità fisica e della loro dignità. E’ un dovere democratico pretendere che certi comportamenti, certi modi di pensare, che oggi qualcuno vorrebbe addirittura far passare per libertà di opinione, vengano banditi e puniti. Le ragioni per cui siamo arrivati al dilagare di questa cultura dell’odio sono tante, economiche, sociali, alcune si perdono nella notte dei tempi. Ma non possiamo lasciare che abbiano il sopravvento sulle nostre vite e per questo riterremo un segnale positivo da parte dell’Amministrazione Comunale di Rimini se si costituirà parte civile a difesa della donna aggredita.
Cultura dell’odio significa sentirsi in diritto di sopraffare l’altro anche se più debole: donna, bambino, povero, di colore diverso o che non la pensa come noi, di perseguire egoisticamente il proprio interesse senza curarsi del bene comune. Ma un modo diverso è possibile, solidale e umano, accogliente ed equo, bisogna però essere in grado di governare i cambiamenti rimuovendo alla radice gli effetti degeneranti di alcuni fenomeni, perché l’inclusione va costruita e non solo affermata. La CGIL è in questo percorso. Le forze democratiche, Istituzioni, politici, coloro che a vario titolo hanno ruoli di rappresentanza, i cittadini, non possono non sentirsi impegnati in questa battaglia di civiltà che dobbiamo considerare un’emergenza anche nel nostro territorio.

Claudia Cicchetti – Segr. CGIL Rimini

VERIFICA ANCHE

Rete di sfruttamento del lavoro smantellata in provincia di Rimini: la voce dei patronati

Rete di sfruttamento del lavoro smantellata in provincia di Rimini: la posizione di ACLI, INCA, ITAL. La rete di sfruttamento del lavoro smantellata in provincia di Rimini porta per l'ennesima volta alla luce l'urgenza d’introdurre meccanismi che favoriscano canali legali d'immigrazione, senza che i migranti restino impigliati nelle trame di chi vuole lucrare sulle loro vite.