Esternalizzazione scuole per l’infanzia: scontro di culture

Rimini 19 novembre 2016 Esternalizzazione delle scuole per l’infanzia al tempo del “mercato”. Uno scontro di culture

Ciò che ha messo in evidenza il dibattito sull’esternalizzazione delle scuole dell’infanzia comunali è un’impostazione di fondo talmente agli antipodi tra fautori e critici, che lascerà tracce profonde anche per il futuro.
Da una parte le insegnanti, le organizzazioni sindacali, i comitati dei genitori e tutti coloro che in queste settimane stanno chiedendo alla Giunta di fermare la gara di appalto, coloro che pongono al centro i bisogni e i diritti, quelli del bambino ad una crescita armonica qualunque sia la sua situazione di provenienza, quelli delle insegnanti affinché venga riconosciuta la loro professionalità e il loro diritto alla stabilità lavorativa, quelli dei genitori che giustamente pretendono dalle istituzioni pubbliche una scuola che educhi e istruisca i propri figli anche nella prima infanzia. Quindi, attenzione ai bisogni dei bambini in primis, come diceva il grande pedagogista Loris Malaguzzi, coniugando la flessibilità dei tempi dei bambini con le esigenze delle famiglie e con la professionalità che si richiede al personale.
A questo proposito all’assessore Morelli, che dimostra di non conoscere bene la storia del nido della ASL, vorremmo rammentare che CGIL CISL UIL chiesero di farlo rientrare come nido interaziendale aperto al territorio sotto la gestione del Comune di Rimini in quanto negli anni 2008/2009 /2010 vi erano liste di attesa che riguardavano circa 300 unità di bambini molti dei quali figli di dipendenti ASL. Inoltre vogliamo ribadire che il Sindacato è per la flessibilità del servizio senza però perdere di vista la funzione educativa del nido che, tra l’altro, viene ripresa anche dalla Buona Scuola di Renzi: non più servizio di assistenza o di puro badantato ma dentro il sistema educativo dell’infanzia.
Dall’altra parte i problemi di bilancio dell’Amministrazione Comunale, problemi che potrebbero essere superati ma che in realtà non si vogliono superare, perché privato è bello e il welfare ormai ha i giorni contati.

E’ l’epoca del mercato che si prende tutto: la scuola, la sanità, la previdenza, senza altro valore che il profitto.
Quello che ci sentiamo di dire come Organizzazioni sindacali è che non è in ballo un appalto qualsiasi o la stabilizzazione di alcuni dipendenti, cosa di per sé importante, ma una visione della vita, una condivisione di valori che troppo spesso non vediamo rappresentata in chi ci governa.
Per concludere un’ultima annotazione: mentre a Rimini si esternalizzano le scuole dell’infanzia a Cattolica si vorrebbero mantenere le farmacie comunali perchè, dicono, “importante patrimonio dell’intera comunità locale”. Incoerenza della politica!

I Segretari generali CGIL CISL UIL territoriali Graziano Urbinati – Massimo Fossati – Giuseppina Morolli  

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In un contesto come quello riminese, dove il 76,7% delle assunzioni avviene attraverso contratti a tempo determinato, il provvedimento varato da maggioranza e Governo è di una pericolosità incredibile. Andando a completare le disposizioni di precedenti provvedimenti (D.l.48/2023 convertito in L.85/2023) il Governo ha di fatto destrutturato le tutele incrementando il lavoro precario: saltano le causali, ovvero il contratto a tempo determinato può essere rinnovato a totale discrezione del datore di lavoro e non esiste più alcun obbligo di stabilizzazione.